Lavoro di squadra

04 marzo 2024

Contro ogni cliché

Il settore degli impianti elettrici è tradizionalmente considerato di dominio maschile. Tuttavia, presso la sede ETAVIS di Burgdorf lavora un team tutto al femminile, a dimostrazione del fatto che il genere non ha importanza. Sabrina, Melanie e Nina condividono le loro esperienze e spiegano perché in fin dei conti preferiscono un team misto.

Gli impianti elettrici non sono un tipico campo professionale femminile. Sono poche le donne che optano per una formazione in questo campo. Secondo EIT.swiss, le donne in proporzione sono più numerose nella formazione di base come pianificatore/pianificatrice elettricista AFC. Qui la quota tocca il 12 %. Nella formazione di base come installatore/installatrice elettricista AFC sono il 3 %, mentre nella formazione di base come elettricista di montaggio AFC solo l’1 %. Alla sede ETAVIS di Burgdorf lavorano tre donne, che dimostrano in modo sorprendente che questa professione non è riservata solo agli uomini.

Sabrina Sahli ha iniziato il suo apprendistato in ETAVIS nel 2015 all’età di 29 anni, dopo aver lavorato nel settore del commercio al dettaglio. «La comunicazione diretta e lo spirito di squadra mi sono piaciuti fin dall’inizio» afferma. Attualmente Sabrina si sta preparando per gli ultimi esami della sua formazione come esperta con diplomata federale. Anche Melanie Wettmann, che è un’installatrice elettricista qualificata e oggi lavora come capocantiere, è in fase di formazione per diventare capo progetto. «L’elettricità mi ha affascinato sin dai tempi della scuola» ricorda la 23enne. Una passione comune condivisa dalle tre donne. Perché anche Nina Capelli, elettricista di montaggio qualificata, ha saputo presto quale sarebbe stata la sua direzione: «Mi sono sempre interessata alle professioni artigiane. Non ho mai preso in considerazione l’idea di un lavoro d’ufficio».

Apprezzano la schiettezza dei colleghi

Il trio ha già lavorato insieme in diverse occasioni e le elettriciste si co noscono bene reciprocamente. Per questo motivo il lavoro nel team al femminile funziona alla per fezione. «Possiamo anche parlare della nostra vita privata o scherzare» spiega Melanie. Il loro attuale progetto, la ristrutturazione di una residenza per anziani e casa di cura, è suddiviso in quattro fasi. Hanno appena ulti mato la prima tappa. Il fatto di lavorare a un progetto come squadra al femminile si è rivelato del tutto casuale: Sabrina è diventata capo progetto prima del previsto, Melanie non aveva cantieri aperti da supervisionare e Nina è tornata dal congedo di maternità dopo un anno. «Vengono formati team in cui c’è intesa tra i membri. Questo ha certamente influito sulla pianificazione» afferma Sabrina. Anche se tutte amano lavorare nel team al femminile, non ritengono che questa costellazione sia lo standard ideale: «Apprezziamo di più i team misti e la varietà».

In questo progetto è particolarmente interessante il fatto che la ristrutturazione venga eseguita con la struttura aperta e in funzione. Così a volte si verificano incontri simpatici o divertenti, riferiscono. «All’inizio gli ospiti sembravano un po’ confusi, perché siamo tre donne. Non sono abituati. Ma abbiamo anche sentito spesso dire che lo trovano fantastico». La loro collaborazione prosegue anche oltre il cantiere, perché Sabrina e la sua figliastra Nina vivono insieme in una casa multigenerazionale. «Se la sera mi viene in mente qualcosa di importante sul lavoro, posso fare un salto da Nina e dirglielo. È molto pratico» afferma. Per i collaboratori della ETAVIS un team di sole donne non è insolito. Altri colleghi di lavoro in cantiere, invece, a volte reagiscono sorpresi. «Quando devo sollevare cose pesanti, di solito vengono in mio aiuto, e questo è gentile da parte loro. Ma se poi spiego che posso farlo anche io, la volta dopo non si pone nemmeno più la questione» racconta Melanie. In cantiere di solito prevalgono toni un po’ rudi, a cui bisogna abituarsi all’inizio. «Quando lavoro con gli uomini apprezzo che si possa essere così diretti. Ci diciamo la nostra opinione senza che l’altro si offenda. Un minuto dopo ridiamo di nuovo tutti insieme.» Tuttavia, come donna, spesso si deve dimostrare di saper fare meglio, osservano tutte e tre all’unanimità.

Passione, flessibilità e accettazione sul lavoro

Anche se amano il lavoro manuale, Sabrina e Melanie hanno optato per un’ulteriore formazione e quindi anche per compiti di natura più amministrativa. «La mia considerazione è nata dal fatto che, tra l’altro, forse non sarò in grado di esercitare questa professione fino al pensionamento, perché potrei sviluppare disturbi fisici» spiega Sabrina. Tuttavia, ancora oggi, come responsabile del team di assistenza, viene spesso impiegata per fare ciò che le piace. Melanie ha un’altra spiegazione per il cambio di posizione: «Come donna, naturalmente, si pensa anche al fatto che un lavoro d’ufficio sia più flessibile in seguito, quando si ha una famiglia, e che ci siano anche più possibilità di lavorare part-time.» Ma è anche possibile avere un figlio e un lavoro a tempo pieno, come dimostra Nina. Inizialmente voleva diventare falegname. Tuttavia, quando ha sentito la sua matrigna Sabrina entusiasta del lavoro, anche lei ha voluto candidarsi per un posto di apprendistato presso ETAVIS.


Oggi Sabrina e Melanie hanno entrambe una funzione dirigenziale e quindi anche autorità decisionale, che i loro colleghi accettano. «Da noi in azienda è un dato di fatto che le donne sono capaci tanto quanto gli uomini. Noi donne in certe situazioni lavoriamo più con la testa mentre gli uomini più con la forza, ma in fondo siamo uguali» sottolinea Melanie. Le ragazze interessate alle professioni artigianali devono essere coraggiose e non farsi scoraggiare dai cliché e dagli stereotipi di genere. «Se ci sono la comprensione di base del mestiere e la motivazione, le ragazze possono fare tutto»: Sabrina, che è la prima donna capo progetto presso ETAVIS, ne è certa. Alla fine, tutte sono d’accordo: quello che conta non è il genere, ma la competenza e il modo in cui si interagisce con le persone.

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